I tre principi guida della finanza aziendale

02 Gen 2019

La finanza aziendale ha una storia di solo qualche decennio mentre le attività imprenditoriali sono state portate avanti per millenni: ovviamente gli imprenditori e le aziende non hanno brancolato nel buio per tutto questo tempo, fino all’arrivo dei teorici della finanza d’impresa, il cui contributo è stato semmai quello di organizzare in modo coerente e organico alcuni principi guida che gli imprenditori seguivano ispirati, come sempre, dal buon senso.

Useremo quindi questi principi per illustrare l’ottica del mondo finanziario ed aiutare le imprese ad acquisire questo punto di vista per dialogare meglio con il settore bancario e in generale gli operatori del mercato dei capitali.

La finanza aziendale si basa in sostanza su tre principi: il principio di Investimento, quello di Finanziamento e quello dei Dividendi.

Dal punto di vista dell’impresa questi principi dovrebbero supportare le scelte in materia di investimento (dove e quanto investire), finanziamento (come finanziare l’azienda) e dividendo (quanta parte degli eventuali profitti reinvestire nell’impresa e quanto restituire ai soci/azionisti e in che forma).

L’operatore finanziario, al contrario, nell’osservare i bilanci delle imprese al fine di valutare le performances storiche, utilizza questi principi per rispondere alle seguenti domande:

  • L’impresa ha investito in buoni progetti?
  • L’attività aziendale è stata finanziata correttamente?
  • Nel corso del tempo, tenendo conto del susseguirsi dei diversi cicli economici, l’azienda ha adottato politiche di dividendo corrette e coerenti con il proprio business?

Mentre è abbastanza condivisibile sostenere che se l’azienda produce buoni risultati, viene finanziata correttamente e adotta adeguate politiche di reinvestimento degli utili è una buona impresa, diventa più complicato stabilire quando concretamente ciò accade, ovvero quale è il livello di redditività a partire dal quale l’impresa è profittevole? Cosa significa finanziare correttamente l’azienda? Come si stabilisce se una politica di distribuzione di dividendi è aggressiva o corretta?

Esiste in realtà un punto di riferimento ben preciso per gli operatori finanziari che consente di valutare la bontà delle performance aziendali, caso per caso, in relazione ai suddetti principi: si tratta dell’obiettivo ultimo dell’impresa, ovvero la massimizzazione del valore aziendale nel lungo termine.

Ogni decisione d’investimento, di finanziamento o di dividendo che aumenti il valore dell’impresa nel lungo termine è infatti “giusta”, mentre ogni decisione che ne riduca il valore è “sbagliata”.

Poiché spesso si è abusato del termine “creazione di valore” specifichiamo che il riferimento ad un orizzonte di lungo termine viene effettuato per evitare di considerare positivo il semplice aumento dell’utile corrente ottenuto grazie alla riduzione delle risorse umane, di investimenti e spese strategiche quali quelle di ricerca o di marketing.

Creare valore significa per l’impresa, realizzare qualche cosa che valga la pena, cioè che meriti gli sforzi, le energie, le risorse impiegate per ottenerla. Quest’obiettivo di lungo termine è fondamentale per tutti coloro che normalmente si confrontano con essa e le attribuiscono gioco forza “giudizi di valore”: i clienti potenziali giudicheranno se i prodotti-servizi che essa offre valgono il prezzo da pagare; i dipendenti se l’insieme di ricompense (monetarie e non monetarie) che ricevono valgono l’impegno e i sacrifici loro richiesti; i finanziatori se il ritorno atteso da loro impiego di capitale vale il rischio connesso all’incertezza dei risultati reddituali.

Chiariti i tre principi guida della finanza aziendale e le problematiche connesse alla valutazione delle relative performance, nei prossimi articoli vedremo con quali indicatori gli operatori finanziari valutano le politiche di investimento, finanziamento e dividendo delle imprese, attraverso la lettura dei bilanci, con lo scopo di suggerire a queste ultime maggiore attenzione e focalizzazione nelle attività (interne) di pianificazione e (esterne) di comunicazione finanziaria.

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